Paolo Rossi è uno dei giocatori di calcio più amati e rispettati in Italia nella storia di questo sport. Nato a Prato il 23 Settembre del 1953 e recentemente scomparso, iniziò a giocare a nove anni e nella sua carriera ha giocato in varie squadre italiane. Come il Vicenza, città che, recentemente, gli ha anche conferito la cittadinanza onoraria e dove l’allora allenatore Giovan Battista Fabbri lo trasformò da ala ad attaccante, rendendolo il futuro goleador di Spagna. O come la Juventus Campione d’Italia.

Ma è con le magnifiche prestazioni nella Nazionale Italiana campione del Mondo di Bearzot, in Spagna nei Mondiali del 1982, che è entrato nel cuore degli italiani ed ha acquistato il soprannome di Pablito, diventando capocannoniere del Torneo. Giocatore d’altri tempi, longilineo e veloce, è stato considerato dalla UEFA come il 12° più grande giocatore d’Europa degli ultimi 50 anni, segno che i suoi goal al Brasile, all’Argentina e alla Germania non sono stati un caso. Sempre nel 1982 Paolo Rossi ha anche vinto il titolo di Pallone D’Oro.

Le sue caratteristiche tecniche erano la velocità, l’opportunismo, la capacità di smarcarsi e il goal di “rapina”, anticipando l’avversario o il difensore e approfittando di ogni minimo errore, cosa che capirono in tanti proprio nel mondiale dell’82. Lontano anni luce dalla potenza di tanti attaccanti dal fisico possente, aveva un senso del goal invidiabile che lo trasformò in un attaccante di rara capacità veloce e rapido, difficile da fermare.

Il suo sorriso durante quelle partite in Spagna è qualcosa che nessuno dimenticherà mai. Come la sua gentilezza, il suo essere mite pur essendo diventato un mito. Una persona lontana anni luce dai personaggi famosi, troppo spesso arroganti, presuntuosi e spocchiosi.

Anche se fu coinvolto nello scandalo del calcio scommesse e avendo tentato una carriera politica senza successo, è riuscito comunque a lasciare un ricordo sempre positivo fra gli italiani, facendosi poi notare, finita la carriera sportiva, anche come opinionista, mai sopra le righe, per Sky e Rai e come ballerino in Ballando con le  stelle nel 2011.

Fu Bearzot a credere sempre in Paolo Rossi, sia in campo che fuori, convocandolo nel campionato del Mondo del 1978 in Argentina e, successivamente, non credendo alla sua partecipazione al calcio scommesse, confermandolo nonostante la poca forma fisica, anche per quello di Spagna del 1982 che lo consacrò Campione. “…senza di lui (Bearzot) non avrei fatto quel che ho fatto.” Disse al funerale del CT di Spagna un commosso Rossi.

Testimonial della FAO per la lotta contro la fame nel Mondo, ha sempre creduto tanto nell’impegno sociale, legandosi in prima persona a tante tante battaglie di sensibilizzazione e di aiuto ai più deboli.


Se volete sapere di più su questo grande sportivo non potete non cercare la sua autobiografia “Ho fatto piangere il Brasile” o “1982. Il mio mitico mondiale” scritto insieme alla seconda moglie Federica Cappelletti, scrittrice e giornalista da cui ha avuto due figlie dopo il matrimonio del 2010.

Paolo Rossi è morto il 9 dicembre del 2020 a soli 64 anni dopo un brutto tumore ai polmoni. Il feretro è stato portato in spalla proprio dai suoi storici e commossi compagni della Nazionale ’82 come Tardelli, Antognoni, Cabrini, Bergomi, Collovati, Oriali, Altobelli.

Alla sua morte ha lasciato disposizione alla moglie di regalare un mazzo di rose rosse ogni anno alle figlie, nel giorno del compleanno: una rosa per ogni anno festeggiato. Un segno che campioni si può essere anche fuori dal campo e consegnandosi al ricordo eterno nel cuore di tanti.

Articolo di Niccolò Ferrarese

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