Sono passati quasi 40 anni da quell’incredibile, pazzo, assurdo, indimenticabile Mondiale di calcio del 1982. Da quell’urlo “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo!” che rimbombò nelle allora vecchie televisioni col tubo catodico con la voce emozionata e felice di Nando Martellini. Da quel 3° Mondiale vinto da una Nazionale che ancora oggi ricordiamo, con la mitica formazione Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani” imparata a memoria da tutti e guidata dal grande Enzo Bearzot.
Come non ricordare la parabola di una Nazionale apparentemente meno forte che vince su squadre più blasonate (dall’Argentina campione del mondo al super Brasile di Zico e Falcao) nel primo Campionato del Mondo con 24 squadre nella fase finale?
Il mondiale di “Pablito” Rossi capocannoniere, di Conti che dribbla i brasiliani meglio dei brasiliani stessi, del massiccio Gentile che riesce ad annullare Maradona, del “vecchio” Zoff barriera sicura e incredibile in porta e del giovanissimo Bergomi che si ritrova improvvisamente in campo a 18 anni (ma dimostrandone molti di più e acquisendo il soprannome eterno di “Zio”), senza sfigurare, ma anzi iniziando una carriera incredibile. Dell’urlo liberatorio di Tardelli, del Presidente Pertini che si alza in piedi e dice ai vicini di posto “Non ci riprendono più!”.

Ma la storia non è fatta solo di conclusioni positive, ma anche di fatti che si tende a dimenticare: le critiche e le richieste di dimissioni a Bearzot per una qualificazione sottotono. Il suo impuntarsi nel portare da titolare un Paolo Rossi spento, sottopeso e reduce da due anni di fermo per lo scandalo del calcio scommesse, lasciando in Italia attaccanti ben più, sulla carta, quotati. E il terribile infortunio di Giancarlo Antognoni che fece temere per la sua vita e che sembrava averlo tolto dalla rosa dei convocati.

Eccola qui la Nazionale 1982 di Bearzot: 22 giocatori fra i più forti del Campionato italiano con 6 giocatori del blocco Juventus (Zoff, Cabrini, Gentile, Scirea, Tardelli e Rossi), 5 provenienti rispettivamente da Inter (Bergomi, Marini, Oriali, Bordon e Altobelli) e Fiorentina (Antognoni, Vierchowod, Massaro, Graziani e Galli), 2 dal Milan (Collovati e Baresi) e uno a testa dalla Roma (Conti) dal Cagliari (Selvaggi), dal Torino (Dossena) e dall’Udinese (Causio). Alcuni rimarranno titolari, altri non giocheranno, qualcuno calcherà il campo solo per pochi minuti e altri lasceranno un ricordo indelebile. Questa Nazionale inizia il cammino sola contro tutto e tutti, senza alcun favoritismo: un percorso in salita con prestazioni non eccelse che attirerà l’ira dei giornalisti italiani.
Una squadra che si “stringe a coorte” fino a dichiarare il silenzio stampa per poi sbocciare come una farfalla da una crisalide, dapprima sola contro contro tutti, ma che piano piano conquista, fa innamorare e rende orgogliosa una nazione intera. Formata da campioni indimenticabili che scendono in campo con forza e orgoglio, pur fra critiche feroci e prese di giro dei grandi del calcio, ribaltando ogni pronostico.

L’Italia di Bearzot inizia in salita: tre pareggi striminziti al primo turno contro Polonia (un triste 0-0), Perù (1-1) e Camerun (1-1) che rischiano di fermare anzitempo il cammino della Nazionale che va avanti solo per la differenza reti. Ed è qui che le critiche e le insinuazioni dei Media (che sfiorano la diffamazione con voci su una storia fra Rossi e Cabrini così come sui giocatori che andavano al casinò o con prostitute) e della stessa Federazione (con la celebre frase del Presidente Federale Sordillo: «Se la Nazionale è questa meglio tornare a casa».)  travolgono i giocatori della Nazionale che, colpiti nell’orgoglio, si chiudono a riccio rispondendo col silenzio stampa e diventando ancora di più gruppo insieme al loro CT. Solo a Zoff, famoso per la sua “loquacità” verrà data delega per i rapporti coi giornalisti.
Reagendo coi risultati sul campo alle critiche spesso feroci e scendendo in campo come leoni, con un’energia, una forza e un fiato incredibile, travolgeranno chiunque si pari sul loro cammino, uno dopo l’altro.
Ed ecco che da una partenza stentata escono fuori alcune delle partite più belle e incredibili della storia del calcio italiano e dello Sport.
Inizia il secondo turno e l’Italia finisce nel girone “infernale” con Argentina e Brasile, due delle Nazionali più forti del Torneo: un girone che prevede l’accesso alle semifinali solo alla prima in classifica. E qui inizia l’epica del calcio. Una serie di partite che sembrano uscire da leggende come “Davide contro Golia” ma in salsa calcistica.

29 Giugno 1982. Italia - Argentina

L’Italia scende in campo contro la Nazionale argentina, campione del Mondo uscente. È la squadra di Maradona, allora all’apice della forma fisica e tecnica, e di Passerella, Ardiles, Bertoni, Diaz e Kempes.
Bearzot, a sorpresa, conferma Paolo Rossi in attacco, fino a quel momento ininfluente e sotto tono.
Ed è nel campo di Sarrià che l’Italia, contro ogni pronostico, realizza una prestazione impeccabile con Gentile che marca a uomo Maradona, di fatto annullandolo. Il primo tempo è stabile con un maggior controllo del campo da parte degli argentini. Ma è nel secondo tempo che tutto si ribalta: l’Italia inizia a contrattaccare finché Conti passa la palla ad Antognoni che la gira a Tardelli e quest’ultimo segna al volo.
L’Argentina capisce che deve reagire se non vuole uscire anzitempo dal Mundial ma, dopo un palo di Maradona, l’Italia colpisce nuovamente: da una respinta su Rossi, Conti passa a Cabrini che insacca alle spalle di Fillol.
Pochi minuti dopo solo un clamoroso errore di Rossi impedisce il tre a zero per l’Italia, che successivamente, complici la stanchezza e il gioco duro degli argentini, subisce un goal su punizione di Passarella.
Ma la partita finisce comunque 2-1, l’Argentina è eliminata e in Italia si inizia a pensare che forse il Mondiale ha ancora qualche sorpresa.


5 Luglio 1982: Italia- Brasile

Il Brasile scende in campo coi pronostici positivi: è la Nazionale di Cerezo, Socrates, Junior, Eder, Zico e Falcao, a cui basta un pareggio per passare alle semifinali, mentre l’Italia deve per forza vincere se vuole qualificarsi.
Nonostante la partenza da favoriti i verdeoro entrano in campo motivati, non solo per giocare, ma per vincere impegnandosi sempre al massimo. Con una formazione piena di talenti le due formazioni si affrontano da pari, in quella che verrà ricordata come una delle partite più belle della storia dei Mondiali.
Un batti e ribatti al cardiopalma con l’Italia che segna e viene ripresa per ben due volte dal Brasile e che tiene incollati milioni di spettatori davanti al televisore di fronte a una sfida sportiva incredibile.
Dopo pochi minuti l’Italia va in attacco e, su cross di Cabrini, Rossi finalmente si sblocca e segna di testa a Valdir Peres, portiere brasiliano: 1-0 per l’Italia che, sul momento è qualificata.
Neanche il tempo di godere di questo vantaggio che il Brasile va in goal con Socrates che brucia Zoff: 1-1 e Brasile qualificato.
Gli scambi fra le due nazionali sono ficcanti, le giocate da entrambe le parti sono bellissime e nessuna della due squadre sembra voler cedere o arrendersi. Ma il vero mattatore è il redivivo Rossi che ruba un passaggio di Junior e si fionda verso la porta brasiliana segnando il goal del 2-1! L’Italia torna in vantaggio e qualificata. Ma non è finita ancora.
Il buon Collovati deve arrendersi a un infortunio e lascia il campo al diciottenne Bergomi che si trova a marcare Serginho. L’Italia fatica di fronte all’assedio brasiliano e varie volte Zoff salva la porta italiana dal pareggio.Rossi sbaglia di poco il 3-1 e sul seguente capovolgimento di fronte, per la regola non scritta del “goal sbagliato, goal subito”, Falcao gela l’Italia e punisce Zoff: 2-2 e Italia momentaneamente fuori. Ma la squadra di Bearzot non demorde e su passaggio di Tardelli, il redivivo Rossi segna il 3-2!
Il Brasile è incredulo.
Due volte ha ripreso l’Italia e 3 volte si è visto sorpassare. Per anni i brasiliani avrebbero detto che la sfortuna li aveva puniti, ma chi ha assistito alla partita sa bene che il risultato poteva essere ancora più distruttivo per i verdeoro se l’arbitro non avesse annullato un goal sacrosanto ad Antognoni per un fuorigioco totalmente inesistente portando l’Italia a un giusto 4-2.
Ma la partita non finisce: negli ultimi minuti c’è ancora tempo per un eccezionale parata sulla linea del granitico Dino Zoff che sancisce la vittoria dell’Italia che si qualifica per la semifinale avendo eliminato ben due delle favorite.
La tripletta di Paolo Rossi lo trasforma in un idolo non solo italiano: nel Pablito goleador storico ed eroe dei Mondiali del 1982

Ma la storia non finisce qui e neanche le sorprese.

Articolo di Niccolò Ferrarese

La seconda parte la trovate QUI.

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